D. Ci parli della sua esperienza alla guida dell’accademia…
R. La Laba è nata da una mia idea maturata nel corso degli anni all’interno della mia esperienza artistica e dopo avere ideato e fondato con altri artisti spazi per l’arte alternativi (L’aura a Brescia nel ’92, Campoblu a Milano nel ’94, Primopiano a Brescia nel ’96): esperienza che tendeva a riflettere intorno al senso del fare arte in un tempo di crisi che soprattutto negli anni Novanta si avvertiva molto pesantemente. Pensai quindi che far nascere un’accademia potesse meglio far pensare alle questioni legate al problema di che cosa significa fare arte. Con due soci nel 1999 ho fondato la Laba in un momento particolarmente difficile, perché di lì a poco ci sarebbe stata la riforma, con la legge 508.
La mia azione consiste nell’avere costituito un gruppo di artisti docenti e avere infuso senza alcuna pressione uno spirito di appartenenza, nell’avere dato grande fiducia e responsabilità ai coordinatori dei dipartimenti e al corpo docente che si è messo in gioco e ha realizzato una realtà che nessuno avrebbe previsto. Adesso la squadra è compatta. E’ stata una bella e continua sfida e un rischio, anche perché la nostra accademia è nata senza il sostegno delle istituzioni, né politico né economico.

D. L’Istituto si pone tra i più innovativi in termini di materie di studio dell’offerta formativa. Qual è la mission e qual è stato il percorso intrapreso fino ad oggi?
R. Fin dall’inizio il mio intento è stato quello di imprimere alla Laba un forte slancio etico e di ricerca di senso e di verità che l’arte penso debba sempre porsi, equilibrandolo con le nuove tecnologie che avanzano. Noi siamo stati tra i primi ad introdurre nuovi corsi sperimentali, tra cui il dipartimento di fotografia, di graphic design multimedia e di design. Lo sforzo che si è profuso in questi anni ha riguardato il miglioramento del percorso formativo alla luce delle nuove esigenze del mondo del lavoro e della società in senso lato. Alla Laba creatività, elemento etico ed estetico si fondono. Ritengo fine primario formare persone consapevoli e curiose, oltre che specialisti nell’ambito delle arti. Noi puntiamo a radicare la piena padronanza dei nuovi strumenti mediali su un profondo terreno umanistico. “La certezza dell’arte”, uno slogan della Laba di qualche anno fa, è da leggersi proprio in questo senso. L’arte è vista come strumento per orientarsi in un mondo non facile, soprattutto per le giovani generazioni. La Laba è un’accademia aperta fino a tarda sera: vi si tengono anche corsi serali. Gli studenti si sentono a casa, mi dicono. Abbiamo fissato un numero programmato per ogni dipartimento: in tal modo è garantita una stretta collaborazione tra allievi e docenti.

D. Che tipo di collaborazioni e progetti state sviluppando all’estero, per esempio tra Cina e Africa?
R. Il radicamento sul nostro territorio ci ha permesso di aprirci all’esterno. Una vocazione forte della Laba è l’internazionalizzazione. Dalle sue origini la Laba ha stretto collaborazioni con l’esterno, fino a sfociare con la recente intensa partnership con la Cina: prima attraverso gli studenti cinesi che già da alcuni anni vengono in Italia appositamente per studiare alla Laba; poi con protocolli d’intesa con istituti universitari di Hangzhou e di Ningbo: che comportano non solo reciproci scambi culturali per professori e allievi italiani e cinesi, ma una ricerca comune in un centro di progettazione e ricerca per i settori del Design, del Graphic design e del Fashion. I cinesi guardano a noi come a dei modelli in questi tre ambiti.
L’intervento in Africa è nato da un’idea di salvatore Falci, nostro docente di Arti visive che, attraverso il progetto denominato “Arte e luogo” ha istituito una serie di corsi indirizzati agli studenti del Camerun. La Laba ha deciso di impegnarsi a realizzare, in sinergia con diverse forze – imprenditoriali, religiose, politiche – un’accademia che verrà donata alla nazione africana che, a quanto so, ne è sprovvista. Uno scambio tra docenti ha interessato anche la Silpakorn University di Bangkok.

D. Negli anni avete inaugurato due sedi distaccate, a Firenze e a Rimini. Scelta dovuta per l’elevato numero di domande da parte degli studenti? Ci racconti di più.
R. Questa è un’ulteriore dimostrazione di come io abbia inteso la Laba non come un’accademia di carattere localistico. La scelta di Firenze e di Rimini è dovuta a diversi fattori: il primo dei quali è che amici artisti legati a queste due città intercettavano una forte richiesta sul territorio anche perché, soprattutto Firenze, per motivi storico-artistici raccoglie molti studenti, dal Sud Italia e dall’estero.

D. Mentre cosa si dovrebbe fare in Italia per migliorare o sviluppare ulteriormente l’insegnamento artistico? E’ una questione politica o c’è dell’altro?
R. La questione politica non c’entra per nulla. Credo che in questi ultimi anni abbia prodotto gravi danni: si veda, ad esempio, la riforma delle accademie che le ha in qualche modo snaturate, introducendo un percorso formativo similare a quello universitario, quindi frantumando in tante discipline il percorso formativo senza avere il coraggio di concedere alle accademie di rilasciare gli stessi titoli ma solo una sorta di equipollenza: quando si sa che in tutta Europa le accademie sono considerate università a tutti gli effetti.
Credo che per migliorare e sviluppare l’insegnamento artistico le accademie dovrebbero essere istituzioni libere, non vincolate a programmi ministeriali: dovrebbero diventare fucine di alta ricerca e di sperimentazione, anche attraverso l’autonomia nella gestione dei piani di studio.

D. La Laba prevede lo scambio europeo di studenti per il progetto Erasmus?
R. Certo, con molte università e accademie della Comunità Europea: l’UCLM, Universidad de Castilla la Mancha, Facultad de Bellas Artes di Cuenca, La Rioja di Logrono, la Faculty of Fine Arts of Granata, l’ESAD di Matosinhos, in Portogallo, l’Istituto Politécnico do Porto, l’ESAD di Reims, l’Univerzita Palackeho di Olomuci e l’University di Pardubice, in Repubblica Ceca, l’Akademia Sztuk Pieknych di Lodz, in Polonia, l’Academie des Beaux Arts di Tornai, in Belgio, la Fontys School of Fine and Performing Arts, in Olanda, la National Academy of Art di Sofia, in Bulgaria.

D. Quali sono i prossimi progetti dell’accademia?
R. In questo momento preferisco non rivelarli, anche perché mi sta a cuore consolidare i molti progetti già avviati: i “Progetti speciali”, ad esempio, riguardano le opere pubbliche di restauro di edifici e monumenti e di arredo urbano commissionate alla Laba da Enti e Istituzioni; gli “Incontri con l’artista” ospitano in Laba le maggiori personalità della cultura; i Quaderni della Laba (editi dalla Compagnia della Stampa) pubblicano la ricerca dei nostri docenti a vantaggio degli allievi. Intensi sono inoltre i rapporti con le aziende eccellenti, bresciane e nazionali. E poi c’è questa avventura in Cina appena cominciata.