Il tunnel è un lungo corridoio bianco alla fine del quale c’è il buio. Una sorta di incubo, il sogno inquieto che racconta una fuga bloccata, una corsa interrotta da una parola (Libertà, Cristo, Anticristo, Verità) che cala come una saracinesca a negare definitivamente ogni possibilità di salvezza. La corsa si ripete per quattro volte, e ogni volta la parola fatale impedisce l’uscita verso la luce.
Il tunnel è il set e anche il protagonista del video “Trasumanar” che il pittore (ma si può definire tale un artista che da anni tiene i pennelli nel cassetto, avendoli sostituiti con la videocamera e con la macchina fotografica?)
Roberto Dolzanelli presenta nella Galleria Primopiano in Vicolo dell’inganno 1 (fino
al 30 giugno, dal giovedì al sabato, dalle ore 16 alle 19).
“Trasumanar” è un lavoro limite, che cerca in maniera serenamente angosciata di compiere una riflessione sul momento che viviamo sull’assenza di orizzonte, sulla fine della comunicazione per eccesso di informazione, sul bisogno di verità che nonostante tutto percorre la coscienza individuale e collettiva. Nell’antitesi tra Libertà e Verità, tra Cristo e Anticristo (nel video le quattro parole vengono pronunciate in inglese dalla voce di un bambino), c’è tutto il dramma della cultura occidentale: se Cristo è l’alleggerimento delle cose, la loro coscienza, l’Anticristo è il Mefistofele goethiano che illude, che regala il mondo, in cambio dell’anima.
Ritornano in questo lavoro le abituali tematiche metafisiche, spirituali di Dolzanelli, rappresentate da immagini ossessive tratte dalla cultura religiosa popolare, reperti di una infanzia di presepi e pomeriggi in chiesa: diavoletti, angeli, Gesù bambini fosforescenti, pecore.
Stavolta – ma già da un po’di tempo, come si è visto nella mostra collettiva di Iseo l’anno
scorso – è la Madonna la figura incombente. Solo che, mentre a Iseo le statuine della Vergine adornavano come fiori un’aiuola del lungolago, qui, nel tunnel bianco immaginato da Dolzanelli, la statuina della Madonna viene introdotta bruscamente a sbarrare irrimediabilmente ogni speranza di fuga. Ed è una
Madonna presentata in modo irriverente (ha il naso lungo come Pinocchio), ma carico di una sotterranea pietà: la bugia, la contraffazione, la mercificazione – sembra dire Dolzanelli – non appartengono al ruolo sacro di Maria ma all’uso che se n’è fatto ultimamente, alle lacrime vere e finte, al commercio che è
nato attorno a questa immagine forte della devozione popolare.
Lo shock della statuina si ripete nell’installazione collocata in un’altra stanza di Primopiano e che fa da pendant al video: la Madonna è vista di spalle di fronte a un paesaggio illuminato da una luce che non si sa se è di un’alba o di un tramonto (forse è un’esplosione atomica).
Qui si rovescia l’ottica dell’iconografia tradizionale: nessuna assunzione in Cielo, tra santi e angeli musicanti, ma un Cielo che si apre minaccioso e Maria che resta immobile a osservarlo, carica del dolore e dell’infelicità che appartengono a questa Terra.

Antonio Sabatucci